Madri

Dio che freddo quassù in collina. Ogni volta che mi sveglio è la stessa storia. Aspetta che mi metto sulle quattro zampe. Eeeeeccoci qua. Dov'è mia sorella? Ah, sì, dietro di me. Già sveglia? Strano.



Dico 'strano' perché mia sorella non è mai molto sul chi vive, a differenza di me. Sono quasi sicura che i neonati che ha nel nido non sono lo stesso numero delle uova che ha deposto, qualche mese fa. Se ne sta lì a sonnecchiare e qualche piccolo troodonte le frega un uovo da sotto il muso. Oh, pare uno scherzo, ma anche quando veniamo tutte e cinquecento a fare il nido quassù, a ranghi serrati, qualcuno trova sempre il modo di sgattaiolare in mezzo alla mandria. 

Io invece non sto mai tranquilla da quando sono madre - questa storia della riproduzione è letale per i miei nervi. Scavare il nido è abbastanza facile, lì vado a istinto. Ma poi sorvegliare 'ste uova finché non si schiudono, vorrei vedere voi. Mi giro, mi alzo, cambio posizione, scruto il nido, sento la temperatura con la mandibola, cerco di ascoltare il pigolio dei pulcini da dentro le uova, e non capisco mai se lo fanno veramente o me lo sogno. Non avranno freddo? O caldo? Sposto in continuazione le erbacce e i rametti che ho messo a coprire la covata (non vorrete mica che mi ci sieda io sopra? Mi finiscono in poltiglia, come è successo a una mia cugina di oltrefiume, poveretta). Quei cinque minuti che mi prendo ogni tanto per andare nel bosco a mangiare, quasi mi strozzo dalla fretta di tornare a montare la guardia. Per non parlare della strizza che mi mette andare in giro da sola. E per fortuna che quassù girano pochi grossi predatori. - Sì, ecco, senza volersele tirare addosso, ma una che aveva il nido vicino a me si è allontanata ieri nella foresta per raggiungere il ruscello e - ehm - non è più tornata.

Ora però se dio vuole le uova si sono schiuse. Credo due o tre giorni fa. Venti frenetici esserini con gli occhi grandi, in una buca nel terreno. Ventisei erano le uova che ho deposto, come faccio ogni primavera da quando ho tre anni e - cos'ero, mezza tonnellata? Una? Una e mezzo? Va' a sapere. Il punto è che le mie responsabilità stanno per diminuire bruscamente. I pulcini ci mettono due o tre giorni per consumare il sacco vitellino con cui sono usciti dall'uovo, poi saranno troppo grandi e dovrò condurli fuori, a mangiare con me e con gli altri della mandria. Fuori dal nido li bado ancora per qualche mese, ma sono già molto indipendenti. Avete voglia di vedere il mondo, pulcini? E sì, non fate che girare in tondo e pigolare. Non sapete che metà di voi non arriverà al primo anno di vita - e quel che non sapete, non vi interessa. Finché state qui dentro, e io sono sopra di voi, la vita dev'essere una pacchia.

Mia sorella mi chiama, si innalza sulle zampe posteriori, si stiracchia al sole. Le rispondo. Anche lei non vede l'ora di partire. Fra pochi giorni torneremo in pianura.

Commenti

Anonimo ha detto…
uuuhhh!!!!la vita familiare di questi dolci esserini....
vorresti essere a covare in questo momento, vero giulione??? ;]
sìsì lo sappiamo tutti, è inutile che lo neghi!!

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