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Visualizzazione dei post con l'etichetta Fuori tempo massimo

Mangiare nascosti

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La palma cicadèa se ne sta addossata al tronco, col suo grappolo di semi chiuso nella muraglia delle sue fronde. Col becco cerco di farmi strada. Non c'è verso. M'innalzo sulle due zampe, m'appoggio alla base della pianta e il collo si snoda verso il grappolo di semi. Un colpo di becco e l'ho strappato quasi tutto. Ingoio il boccone di felci che avevo prima e attacco a masticare i semi. Uno dei pochi sapori che ricordo bene, perché l'ho gustato nel nido. Finisco le fronde della palma cicadèa masticando con chiasso. Il sottobosco è tappezzato di fiori rossicci; un'ape mi ronza davanti all'occhio destro. Sbuffando, ricado sulle quattro zampe. La parete del bosco è tappezzata di felci e cicadèe. Distinguo platani, magnolie, ginkgo - e stranutisco, perchè l'odore del gingko mi dà proprio alla testa. Le araucarie gliel'han data su da qualche milione di anni e son lì, rade, basse; qualche conifera svetta ancora. Ma a me questa lotta tra piante impo...

Madri (2)

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Mia sorella e i miei dieci, dodici nipoti saltellano sulle quattro zampe, per superare il fitto sottobosco. I miei pargoli se ne stanno placidi a trottare sotto la mia coda, e ce ne stiamo all'interno del branco, dove stanno le femmine ancora giovani e le nidiate. Eppure io continuo ad essere nervosa. Mia sorella non è proprio il modello di una che sta attenta alle cose. Se fai il tuo nido accanto al suo per tre stagioni consecutive, te ne accorgi. Non bada alle uova come dovrebbe – si distrae, guarda per aria. Guardatela , come starnazza felice – mentre aspetta che attraversiamo il centro della foresta, per arrivare dall'altra parte. La mandria, in compenso, non sembra del tutto tranquilla, ed io è un'ora che annuso un odore che non mi piace. L'idea è che quando uno di noi sente o vede qualcosa che non gli piace, manda un urlo: e allora tutti ci mettiamo, come un solo animale, a correre in una sola direzione, più veloci che possiamo. I piccoli sono già tran...

Schemi essenziali

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Ho paura di te. Tu non sei morto. Tu non morirai mai. I tuoi denti tengono stretti i miei polmoni. C'era un foresta di pietra, e la pietra era verde e traspirava, e si gonfiava e cresceva, ed era umida, e gettava ombre frastagliate. Ti aggiravi dondolando, come una Furia addormentata, in bocca ad un mostro che camminava con gambe lunghe ed a passi distesi. La foresta non aveva fine. Lui era solo e silenzioso, come il dente che è rimasto sulla sua mandibola: gli altri sono rimasti nell'alveolo, a far finta di crescere. Ma dalla pietra non cresce niente. Il mostro guardava la foresta con occhi senza pupille; nella testa non aveva pensieri; nella bocca aveva solo i denti, gocciolanti, lucidi, e la lingua, un torso di carne e sangue. Il dente luccicava, e nel suo bianco arrivò a riflettere un occhio sbarrato. Su quell'occhio sbarrato, una creatura troppo lenta consumò un attimo tanto lungo quanto il tronco dell'albero di cui non potè più nutrirsi. La palpebra di quell...

Sfumature

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Una distinzione fondamentale da fare, quando un predatore vi attacca o fa mostra di attaccarvi, è capire se ha fame, o se è semplicemente incazzato con voi. E' una cosa che le mie prede abituali capiscono al volo. Non è difficile, in fondo. Se le mie intenzioni sono di mangiarvi, non mi vedrete se non due secondi prima che vi infili le mascelle nel collo; o in ogni caso, mi vedrete che corro verso di voi. Se invece sono solo incazzata con voi e voglio che ve ne andiate, faccio un po' di scena – ruggisco, agito la testa, calpesto il terreno coi piedi – in modo che vi spaventiate e vi leviate dai piedi. Sono dinamiche semplici . Ecco, l'anchilosauro è uno che queste dinamiche, proprio non le capisce. Vive solo; e chi ha bisogno di una mandria, con quella corazza? E non è molto sveglio. Ancora: chi ha bisogno di un cervello, con quella mazza ossea alla fine della coda? Domande inutili, come vi avrebbe detto mia madre, che quando vedeva un anchilosauro, ruggiva e ...

Cahier des doléances

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In cima alla catena alimentare ? Ma 'sti cazzi. Lasciate che mi esprima meglio. Nel bel mezzo della valle dove abito ci sono questi acquitrini. Qualche generazione fa il fiume ha avuto un momento un po' così e ha debordato in meandri e laghetti, e tutt'intorno è venuta su una foresta che mi tocca attraversare, se voglio arrivare da dove dormo - in collina, dove la notte è un po' più fresca - alla grande piana dove passano le mandrie degli erbivori - e dove, più che altro, scorre il fiume. Non so se ho menzionato il fatto che vado matto per il pesce. E qui non girano erbivori miti o facili da catturare, tutt'altro - se non fosse per la mia stazza, ricordo un paio di occasioni in cui avrei avuto seri guai. Una bella mattina, col sole che sfavillava in un angolino del cielo e l'acqua chioccolava serenamente nella vallata, me ne andavo con flemma verso una mandria di quelli che spesso passano di qui (tendenzialmente perché ci vivono), non tanto grandi...

Esasperazione

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Passando per Pàvana, un paese dell'Appennino costruito in pratica su una curva in pendenza sopra un torrente, circondato da foreste che farebbero vergognare lo strato di giungla che mugghia sullo Zaire - solleticato ormai da anni da idee che mi traboccando dal coperchio del cervello e sfumazzano bestemmiando in giro - mi sono detto: Insomma. Ma se Ionesco ha scritto un dramma in cui i rinoceronti invadono il mondo. E vabbè che è un'allegoria dell'ascesa del nazismo. ...ma potrò io scrivere un accidenti di dramma in cui un paesino in mezzo alla foresta viene invaso dagli Anatotitan ? Poi mi è passata. [ ci sarà una giustizia, qui o altrove ]

I chiodi

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[ sembra ormai abbastanza chiaro che il cervello dei dinosauri, dal più complesso al più semplice, assomigliasse ad un complesso di interruttori della luce. Ogni interruttore doveva avere la sua etichetta -  fame, sete, pericolo, amore, prole, rivale, panico  e via così. Funzionava solo un interruttore alla volta, se provocato da un evento esterno. La  vista di un predatore spegneva l'interruttore del momento e attivava quello della difesa; allorché il predatore cessava di essere una minaccia agli occhi dell'animale, l'interruttore  difesa  si spegneva e in pochi secondi l'animale tornava alle sue occupazioni precedenti, forse senza nemmeno ricordare cosa era appena successo .] Dove? Cosa - (Sono stato  io ?) Presto, prima che - prima che  - – l'ossesso coi denti che rantola e sbatacchia a terra la coda e la zampa posteriore destra – l'unica che può usare, quella che non gli ho ridotto in pappa – Tutto sta affondando nell...

Era mattina

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quando arrivò l'inondazione. Un rombo, uno schiocco, e in lontananza la marea montante. In pianura la videro tutti, tranne loro due, che pure avevano buona vista. Impegnati com'erano a rovistare la base di una felce, sentirono l'odore del fresco e il terremoto quando era troppo tardi. Quando l'ondata li prese, andarono nel panico e credettero di morire. Sfuggiva loro che pesavano ventitrè e ventotto tonnellate, e che quell'ondata non li smosse nemmeno. Stettero immobili per una giornata intera. Venne la notte. L'acqua scorse via. Sulla piana prese a brillare, sprigionandosi dalle nuvole, una luna gelida. Come statue i due sauropodi stavano impalati, tra il terrore e la confusione, vivi. Ci volle un po', prima che il silenzio smettesse di atterrirli; e cominciassero a muoversi tra le pozzanghere. a Gallo, con l'avvertimento che il Megalodon non ha bisogno di scorte di cibo; se lo procura da solo.

Dawn.

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lungo il collo ma lungo poi non tanto si snoda e si piega ahia un dolore non mi sono addormentata nella posizione giusta stanotte ma vacci tu a dormire alla base di un tronco appiattito sotto lo strato di felci e guai a spuntare col dorso o con la coda perchè tuo fratello gli hanno spezzato il collo che eravate usciti dal nido da poche settimane e però le mie gambe le rimango a guardare come se fossero la mia salvezza e una e due e una e due le mie tre dita e gli artigli che graffiano la terra cosa c'è dietro questo tronco per poco non ci sbattevo contro non si vede niente ma perché svegliarsi all'alba dio questo rumore cosa è sembra un raspare mia sorella mi guarda poi guarda il fogliame non si vede quasi niente usciamo ti prego qui è troppo fitto io probabilmente sto ancora dormendo tutto è verde profondo verde io ci vedo bene con la luce anche fioca del resto mi muovo nei lucori impolverati e dorati dell'alba ma qui verde e nero si confondono e io e mia sorella adesso ...

Gone...

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Non mi cercate; sono andato via. Sembra che io sia qui, ma non ci sono. Ovviamente tornerò, ma quando mi garberà di tornare. Starò bene. Ma come tutte le volte in cui mi sono trovato in disaccordo insanabile col mondo, mi sono immaturamente rifugiato nel passato . Il passato... il territorio sconosciuto, la distesa infinita che esiste per nostra volontà. E' un periodo molto sereno per il nostro mondo, questo in cui sono andato a nascondermi. Da giorni ormai cammino seguendo un crinale immerso nelle nubi. Non ci sono molti punti di riferimento, i fiumi non esistono, perlopiù le pianure sono un colabrodo di laghi e stagni. Preferisco tenermi vicino al mare, perché è lì che ci sono le piante - sono le prime a fare capolino, e c'è ancora poco ossigeno. Ma d'altronde non mi metterei mai a correre qui. Guardate voi stessi. C'è un silenzio altissimo . Non ci sono animali, non c'è chiasso, non c'è nulla. Ogni tanto, vicino al mare, vedo sguazzare qualche c...

Un ricordo - ancora

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Da piccolo - molto piccolo - ho avuto una visione. E' tornata, poi, molte volte. Non l'ho mai raccontata a nessuno. Ecco: c'era, sul fondo di un burrone, vicino ad uno specchio d'acqua, una creatura che tutte le sere infuocate scendeva a bere dall'alto della collina. Tutte le rocce erano rosse e polverose e il sole che scendeva piano proiettava un teatrino di ombre lunghissime. Una pietra è rotolata all'improvviso sulle sponde del lago, e la creatura ha alzato la testa verso la parete obliqua del baratro e sopra di lei c'era il suo nemico. Il nemico avrebbe potuto fare a pezzi quella carne inerme. La morte stava nei suoi occhi verdi e a pochi metri dalle sue braccia e dalla sua bocca. Ma per uccidere si era arrampicato sul dorso del baratro, e nello scendere dal fianco della collina si era bloccato. Un altro passo e sarebbe scivolato e precipitato. Così, stava immobile, e non poteva ferire. Ma, lì dov'era, non lasciava che la creat...

Incontri

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La siccità di quell'anno fu terrificante. E le piogge tardarono troppo. Eravamo abituati a lievi oscillazioni, non a un ritardo così catastrofico. Cominciai a non riconoscere più casa mia. Ma non potevo spostarmi. La mia stazza me lo impedisce; peserò sessanta chili per due metri di lunghezza dal naso alla coda; il che non è il massimo per una traversata continentale. Ci metterei degli anni. Sono fatto per il sottobosco, io, non per le migliaia di chilometri di deserto. Per quelle ci vogliono maggiori dimensioni, quattro zampe e un passo regolare; io, più che camminare, saltello sui miei avampiedi, che per carità, ci si corre benissimo, ma più di tanta autonomia senza cibo non ce l'ho. Così sono rimasto a guardare mentre la mia valle si svuotava, e i migratori gridavano all'imbocco delle rocce per richiamarsi a vicenda. Una mattina mi svegliai ed ero solo. Una settimana dopo, arrivarono le piogge. Anche loro, al solito, senza misura. Non so come ho fatto a non ...

Solo

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e pensoso e cosa vuoi mai che pensi io non penso ROSSO - se vedo rosso - mio simile (mi sprofondano i piedi) il sasso sembrava qualcosa solo acqua acqua acqua il fiume, poi la valle, poi il mare, poi ancora il fiume, di qua invece le colline, poi prima le montagne.  Tutto questo è assolutamente inutile. non so cosa ci sia sulle cime degli alberi tantomeno quello che c'è sopra.

Enûma eliš

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Enûma eliš I. Quando in alto Sanguinava la gioventù del sole Sui tasti verdi e celesti Del pianoforte del mondo Quando in alto                                                                         5 Le piaghe della notte Si richiudevano alla luce, come carta Su carne, crepitando Quando in alto Sognavano le pianure                                                 ...

Red Death

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Non vide gli scheletri che spuntavano tra le rocce; non si accorse delle lunghe vertebre, delle scapole, dei femori che un tempo avevano retto zampe come le sue, colli come il suo - non riconobbe nelle orbite vuote dei crani le tracce dell'occhio dei suoi fratelli e sorelle. Andò avanti, addentrandosi nella stretta gola, seguito da quei due o tre suoi simili, magri da fare spavento, che erano scampati alla febbre ed alla siccità. Andarono, il collo troppo pesante e il passo instabile, verso altri scheletri ed altre rocce, in quell'inizio di serata scarlatta, mentre il sole moriva di emorragia. Il sauropode che era avanti non pensava a nulla; avanzava. E tese il collo, portò la testa verso i cactus e i relitti di felci delle pareti, per spiarne la consistenza. Non vide che ad un certo punto la roccia da grigia diventava rossa, che si muoveva, che aveva due occhi gialli - la demenza della morte era con loro, e il carnosauro si sporse come se niente fosse sul confine tra...

Madri

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Dio che freddo quassù in collina. Ogni volta che mi sveglio è la stessa storia. Aspetta che mi metto sulle quattro zampe. Eeeeeccoci qua. Dov'è mia sorella? Ah, sì, dietro di me. Già sveglia? Strano. Dico 'strano' perché mia sorella non è mai molto sul chi vive, a differenza di me. Sono quasi sicura che i neonati che ha nel nido non sono lo stesso numero delle uova che ha deposto, qualche mese fa. Se ne sta lì a sonnecchiare e qualche piccolo troodonte le frega un uovo da sotto il muso. Oh, pare uno scherzo, ma anche quando veniamo tutte e cinquecento a fare il nido quassù, a ranghi serrati, qualcuno trova sempre il modo di sgattaiolare in mezzo alla mandria.  Io invece non sto mai tranquilla da quando sono madre - questa storia della riproduzione è letale per i miei nervi. Scavare il nido è abbastanza facile, lì vado a istinto. Ma poi sorvegliare 'ste uova finché non si schiudono, vorrei vedere voi. Mi giro, mi alzo, cambio posizione, scruto il nido, sento ...

Parliamone

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Secondo me, mi avete scambiato per qualcun altro. Non penso di farmi così tante complicazioni come voi dite . Per esempio, non ho idea di cosa siano greco, papiri, filologia, storia. So molte cose, ma non certo quelle. Non chiedetemi di ricordarmi le facce o i fatti di animali morti da tempo. Questo nella vita non mi serve. Distinguo tra quindici tipi di piante; so individuare quelle velenose, e quelle buone; so in quale stagione si mangia il ginkgo; riconosco la forma dei licopodi anche nella semioscurità; so avvertire il profumo di un equiseto a tre chilometri di distanza, e so anche che significa acqua. Non ricordo granché nemmeno del mio passato; sarò nato ad un certo punto, mamma c'è stata per quel po' che le è durato l'istinto - e poi via, cavarsela da solo. Non so cosa sia cantare. Coi miei simili c'intendiamo a sibili e sbuffi. Quanto alla musica, se sento una pietra che rotola, è un assassino, non un piacere, e devo mugghiare, sbattere i piedi...

Qui sotto...

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...mentre la pioggia esagera e rischia di annegare i miei venti chili di piccola creatura dei boschi. La piana poco sotto è già un pantano dove dimensioni maggiori delle mie non riescono a districarsi. Ma non ho mai guardato con invidia a quelle colonne di carne. Vero è che in certi momenti vorrei perlomeno sapermi arrampicare sugli alberi. Ma come faccio, con queste quattro dita tozze? Chissà dov'è la mia mandria. Chissà se c'è qualcuno come me, sorpreso dal temporale, che si è rincantucciato sotto queste foglie giganti. Eppure il nonrumore - che si fa largo nello sciacquìo - gli odori di frescura, la notte che viene e viene. Nessuno è qui con me, nessuna mascella che scatti e mi spezzi il dorso. Solo ombrine azzurre che danzano, il fiumiciattolo che s'insinua alla base del tronco, le frasche della cavedagna dove dormo.  La foresta è casa mia. L'acqua scivola sul mio cranio rinforzato di osso. Qui sotto sono in pace .

L'acqua, la sera, il buio

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chi sei tu chi sei tu tu sei simile a me no, voi due siete simili quella piccola testa è la mia, quei denti a tagliola sono miei, è mia quell'anca che mi permette di abbassarmi tanto, sono mie quelle unghie disperate, l'occhio che galleggia, barchetta aguzza in un mare di ambra - la polvere, il sangue della giornata mi hanno portato qui - c'è un disco rotondo incandescente che brucia il collo e la coda - la palude è piena di schiamazzi e acque fracassate - e qualche fruscio di uno che entra in acqua io li guardo nascosto sotto il terreno verde ed umido quell'occhio enorme che scivola come un rasoio sul greto del fiume quelle orrende anche che si flettono e si contorcono io non so a cosa pensano io li odio mi sono svegliato in preda al sudore del panico, avevo freddo sentivo un gracchiare acuto, ed erano lì ed io mi sono fatto piccolo, piccolo... che sto tra un filo d'erba e un gambo di pianta, a scrutare senza essere...

L'isola

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Mise la testolina fuori dalla cerchia di radici aeree all'interno delle quali, sopra un po' di foglie secche schiacciate, dormiva la notte. L'isoletta su cui s'era sistemato, al centro del fiume, era tagliata in due da un canale di acqua dolce che lo serviva due volte al giorno, tre nella stagione secca. La creaturina si alzò più che poteva e il disco d'ambra umida sparì e ricomparì dietro la palpebra. Qualche grosso animale se ne stava sull'altra riva del fiume per bere; le araucarie e gli equiseti dell'isola nascondevano la creaturina quel tanto che bastava per fissare il grosso animale senza essere notata a sua volta.  Spirava una brezza odorosa di semi. Una bruma nuvolosa dorava il cielo e lo ingrigiva all'orizzonte. Se avesse saputo cosa voleva dire, avrebbe capito che stava per piovere. Ma non aveva mai visto la pioggia. Perché era nato in un deserto. Per abbandonarlo gli c'era voluto uno snello predatore urlante che tentava di adde...