Il folletto di Londra

Questo luglio me ne sono andato a Londra in vacanza, per una settimana. Le mie intenzioni iniziali erano di andarci da solo, e così almeno mi pareva - nei primi giorni. Le apparenze, si sa che tradiscono. Per carità, Londra era splendida: guardate il ponte sul Tamigi:


O Piccadilly Circus, che è praticamente l'ombelico del pianeta. L'ho attraversato di corsa da un capo all'altro per sei o sette volte in cerca di una fottuta libreria a sei piani dove mi sono procurato, sbavando di lussuria, l'ultima, maledettamente satura di dati, biografia di Jane Austen.



In un'altra libreria mi sono prestato all'orrenda gag: 'Good afternoon... I'm looking for a book'. 'Oh! You're lucky. We've thousands.' Ma putt... amen, me le vado a cercare. Ho conosciuto Malcolm, il mio doppio: uno svanito libraio malvestito e occhialuto, calmo come un essere superiore. Ma queste sono altre storie. Appena cominciò la mia permanenza a Londra, cominciai anche a provare strane sensazioni. Mi sembrava che qualcuno mi seguisse, mentre giravo sotto i grandi porticati e i ristorantini di ghisa.


Ma era ridicolo, via. Tengo a precisare che non considero l'Inghilterra uno stato sovrano: per me è ancora un remota provincia, un po' a casa di Dio, del grande Impero di Roma. Ecco, si può dire che sono stato per una settimana a Londinium per verificare gli affari del governatore Gordonius Brownus (questi nomi barbari!...). Ho notato con piacere che la fortezza difensiva della città, quella per ripararsi dai Germani, c'è ancora:


Continuavo però ad avere quella strana sensazione di non essere solo. Specialmente quando entravo in questi grandi parchi che benedicono Londinium e i suoi abitanti; ecco, in questi momenti di comunione con la natura, avvertivo un brusio eccitato e lo scalpiccìo di due minuscoli piedini accanto a me, che correvano e si rotolavano sull'erba.


Quando trovai nella mia macchina fotografica una foto di me stesso mentre dormivo, capii che in vacanza con me era venuto un folletto. Ma di quelli dispettosi, eh. Guardate come gode sadicamente nel fotografarmi stravaccato:


Da quando si rese conto che io sapevo, il folletto perse ogni pudore. Parlava in continuazione, a velocità fantastica, e pretendeva attenzioni ogni microsecondo. Continuava a non farsi vedere, e mi fregava la macchina per fotografarsi le sue brave vedute naturali degne di Emily Bronte:






E aveva persino il coraggio di correggere i miei comportamenti. Limitava le mie mangiate devastanti, e mi prendeva in giro quando cercavo di socializzare con le papere (nella foto mi aggrego ad uno stormo, che, civilmente, si scosta al mio passaggio):


Loro facevano Qwa!, io rispondevo Qwa! e lei: Giulio, non rispondere al richiamo! Ho dimenticato di dirvelo: era una lei. I folletti femmina sono i peggiori, delle comandini assurde. Tra l'altro era una presenza nociva anche al buon andamento del parco: pedinava e tentava di portarsi via i cani degli sventurati che si distraevano vicino alle fontane:


E poi passava ore e ore appostata a cercare gli "animali giocattolo", come li chiamava lei, cioè gli scoiattoli. Qui, tanto di cappello: la sua pazienza è stata premiata:


Una volta mi impedì di entrare nel negozio che avrebbe fatto la mia perfetta, eterna felicità (un po' meno la sua, pare): i folletti sono terribilmente egocentrici, si sa. Le follette, poi.


Insieme snasavamo le correnti calde, oleose che ristagnano nel tube. Dopo pochi giorni lo usavamo come se l'avessimo usato da sempre. La folletta, che in genere era molto critica sul mio modo di organizzarsi, stavolta non protestò come al solito.


Non protestò neanche quando pretesi di andare a vedere la mostra su Adriano: semplicemente si rifiutò di venire. Com'è noto, i folletti non hanno memoria, e non sopportano il passato. Ricorda loro che il mondo è troppo grande per essere dominato, e che un giorno anche loro saranno passato. Questo per una folletta è gravissimo, perché si muove in continuazione e non sopporta di star ferma nemmeno per un secondo, figuratevi per ore a meditare sui giganti del tempo - figuratevi poi con me, che tendo a essere un po' logorroico. Comunque, dopo un po' di tempo, riuscii ad accattivarmi la sua fiducia e la fotografai a sorpresa!


Se uno riesce a fotografare un folletto, quello diventa subito visibile. E deve restarlo finché il fotografante gli permette di ritirarsi nell'invisibile. Ne ho approfittato per portare in giro la mia folletta (capirete che mi ci ero molto affezionato, e poi lei sa come farsi amare ^^) in luoghi che dicessero qualcosa di lei. Qui è nella libreria di Notting Hill:


Qui è, sbilenca, ai piedi di Peter Pan, il suo antenato e progenitore di tutti i folletti come lei. Era molto commossa: si trovava di fronte ad un maestro di vita. I folletti sono strani, ma io sono molto tollerante.


E insomma, anche se non sono stato da solo, la vacanza ha meritato questo nome. Per quanto scettico all'inizio, la mia folletta mi ha regalato una settimana indimenticabile. Per questo mi rivolgo a chiunque abbia una folletta o un folletto che la segua ovunque: amate di più i vostri folletti, ragazzi, perché è proprio la loro stranezza che li rende amabili. Io, per quanto mi riguarda, non ho bisogno di questo consiglio: la mia folletta la amo già tantissimo.


[grazie, 'more. Anche per le foto, perché a dire il vero io di persona non ho scattato un accidente]

Commenti

Anonimo ha detto…
^^ questo post è bellissimo ^^

(a parte la foto a sorpresa che non mi piace :P)
Anonimo ha detto…
...santi numi..
Anonimo ha detto…
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiihhhhh!!!!!!!!!
*_*
ccche ccariniiiiiiii!!!! ehheheheh!!! ;]
Anonimo ha detto…
You know people when you do find that somebody
Hold that woman, hold that man
Love him, hold him, squeeze her, please her, hold her
Squeeze and please that person, give 'em all your love
Signify your feelings with every gentle caress
Because it's so important to have that special somebody
to hold, kiss, miss, squeeze and please...

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