Elegia delle cose lontane

[da qualche parte, a quattro miliardi e mezzo di chilometri dal Sole. Pioggia di meteore dalla fascia di Kuiper. Tritone, satellite di Nettuno, prende a oscillare]

TRITONE - Ooops! Per poco non uscivo dall'orbita!
NEREIDE - (urlando) Che ti prende?
TRITONE - Cosa?
NEREIDE - Dico: che ti prende?
TRITONE - Ah, scusa, non ti sentivo.
NEREIDE - Aspetta, mi sto avvicinando... ecco. Mi senti?
TRITONE - Ora benissimo, grazie. Com'è che sei già così vicina?
NEREIDE - (saltellando nel vuoto) Sono passata accanto al Polo Sud del nostro signore e padrone. Tende ad accelerarmi l'orbita. Ma tu che avevi da oscillare tanto?
TRITONE - Ho incontrato un paio di asteroidi che mi hanno destabilizzato per un attimo.
NEREIDE - Asteroidi? Siamo già più lontani di Plutone?
TRITONE - L'abbiamo appena sorpassato. Mi pare di aver sentito Caronte che imprecava.
NEREIDE - Quei due finiranno con l'impazzire, a star sempre lì da soli.
TRITONE - (allegro) Allora, che facciamo? Si fa una gara a chi raggiunge prima l'Equatore?
LARISSA - (arrancando sulla sua orbita, da sotto) Non ve lo consiglio. Oggi la Macchia è un po' su di giri.



NEREIDE - (curiosa) Vieni da lì?
LARISSA - (scrollandosi di dosso ammoniaca) Si, e per poco non ci cascavo dentro. Quel maledetto vortice.
TRITONE - Il nostro signore e padrone ha un'atmosfera poco tranquilla.
LARISSA - (borbottando) Roba da matti, che col freddo che fa gli elementi non se ne stiano quieti.
NEREIDE - (urlando) Parlate un po' più forte, mi sono già riallontanata!
LARISSA - (esaltatissima) Guardate! E' giorno! E' giorno!
NEREIDE - Sono già passate sedici ore??

[alba nettuniana. Una lucina molto densa si accende in lontananza. I satelliti splendono]

LARISSA - Guardate! Guardate! Il sole sulla neve!
NEREIDE - Oh! Come brilla!
LARISSA - Neri, sei sempre stata così storta?
NEREIDE - (ride) Eh, sai com'è, a esser di ghiaccio, ci si schiaccia un pochino, dai che ti ridai. (a Tritone che si allontana) Ohè! Tritone, ma dove te ne vai?
TRITONE - (accelerando) Cado verso l'equatore! Il nostro signore e padrone ora osserva le stelle, ed io parlerò con lui, già che la gravità mi ci porta.

[scivola lento]

Si, però così mi avvicino troppo all'atmosfera... ih, che razza di nubi, son stracci più lunghi di me... ci vorrebbe un po' di massa a tirarmi su...
ALIMEDE - (si incrociano)  Tipo me?
TRITONE - Grazie, caro.



Oh, eccomi sull'altro lato del nostro signore e padrone. Dormite ancora, signore Nettuno?
NETTUNO - (piano) Non dormivo, Tritone: buon giorno.
TRITONE - (scende nel buio) Signore Nettuno, sono ormai due orbite che non dite nulla e ve ne state al buio. Credevamo dormiste.
NETTUNO - Parlavo.
TRITONE - Con chi, signore?



NETTUNO - Con le stelle. Più è lontano il mio interlocutore, più piano mi arriva la sua voce, e meno voi potete sentirlo. E' riposante parlare in silenzio.
TRITONE - Di che avete conversato, signor nostro?
NETTUNO - (piano) C'è una grande galassia, che viene ad incontrarci.
TRITONE - Ma pensa. Quale?
NETTUNO - (gliela indica) Guarda laggiù, in quel gruppo di stelle. Una è lei, la più fioca.
TRITONE - (la riconosce) Andromeda! E voi potete parlare con lei?
NETTUNO - E' difficile. Tutte le sue parole mi arrivano come un sussurro di neve nelle tempeste della mia atmosfera. Sono sottili come vapor d'acqua e bianche come ammoniaca. Ma penso di aver capito che viene da noi.
TRITONE - Lontano dal Sole?
NETTUNO - Non tanto lontano. Direi nei nostri pressi. Sarà uno strano evento. Un po' tutte le stelle di questo lato della Galassia ne parlano. (pausa) Senti? Orione saltella sulla sua purpurea Testa di Cavallo; Aldebaran e Tau Bootis bruciano d'elio; Alpha Centauri danza con le due sorelle, in ellissi eterne.
TRITONE - (curioso) Come siete riuscito a comunicare tanto in là, signor nostro? Non era più facile tentare un approccio con i pianeti vostri fratelli?
NETTUNO - Ti risulta che rispondano mai, quando li chiamo?
TRITONE - Il nostro sistema è un po' strano. E' silenzioso.
NETTUNO - I discorsi delle stelle saettano da un buco nero all'altro, s'infrattano nelle nebulose, graffiano i fluidi dei soli neonati. Ma che potevo fare io, Tritone, buttato in un'orbita esterna, lontano da tutto, a fracassarmi nel vuoto, e per di più solo? Mi son messo a guardare le stelle. E' una cosa che ti viene naturale, quando sei ai margini di un sistema. Le contavo la sera, davo loro dei nomi, le chiamavo. Ero pieno di gioia. Un giorno mi rispose una nana bianca, impaurita dall'oscurità che aveva intorno, e io le dissi di stare tranquilla. Così cominciò. 
TRITONE - Anche Andromeda parla con voi?
NETTUNO - Andiamo lentamente, ma andiamo bene. Lei, a sua volta, parla con tante cose ancora più lontane, e me le porta vicino, ed io parlo sempre più piano. Voglio sapere cosa c'è più in là di tutti i confini. Oh, presto non sentirò che idrogeno e silenzio. Fin laggiù non vedrò mai. Spero di poter ascoltare ciò che succede.



[e ripresero le loro remote orbite.]

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