Elegia dell'eternità

[da qualche parte, nelle immediate vicinanze del Sole.]

SOLE (seccato) - Non va.



E' cominciato il mio ciclo di macchie solari e non mi riesce di emettere la mia facola. Qualcosa me la sporca mentre si innalza. Se almeno queste vocine stessero zitte un po'.
MERCURIO - Non sono le vocine a fermarti. Sono io, con la mia massa.
SOLE - Io chi?
MERCURIO - Io. Il primo pianeta del tuo corteggio.
SOLE - Ah si? E dove sei?
MERCURIO - Te lo indico, tiè:



SOLE (se ne accorge) - Aaaaah. Sei .
MERCURIO - Essì.
SOLE (con naturalezza) - Sei così brutto e piccolo.
MERCURIO - Questione di gusti.
SOLE - Tu pensi di essere brutto?
MERCURIO Anche se lo pensassi, non me ne importerebbe granché.
SOLE - Sei strano.
MERCURIO - Per te, ogni cosa è strana.
SOLE - Perché mi impedisci di lanciare le mie facole?
MERCURIO - Non lo faccio apposta.
SOLE - No?
MERCURIO - No. Sono un pianeta. Non posso cambiare la mia orbita attorno a te. Vado dove mi porta la gravità.
SOLE  (rimugina) - Ah. Aspetta. Ma certo, capisco! Anch'io giro attorno al centro della Galassia, e non posso scappar via.
MERCURIO - La cosa ti disturba?
SOLE - No. Perché sei così bucherellato?
MERCURIO - Asteroidi.
SOLE - Non te li ferma l'atmosfera?
MERCURIO - Non ce l'ho. Me la risucchi via ogni volta con i tuoi venti.
SOLE (perplesso) - Ah.
MERCURIO - Ma ho imparato a farne a meno.
SOLE  (perplesso) - Ah. E dunque giri attorno a me. Che strano. Non ti ho mai visto.
MERCURIO - Sono molto piccolo. Ma anche tu sei parecchio distratto.
SOLE - Perché?
MERCURIO - In genere i soli si accorgono dei loro pianeti. Vedendoli nascere, imparano a chiamarli per nome e a sentire e distinguere le loro voci. O almeno, dovrebbero farlo.
SOLE Perché? Tralasciando il fatto che tu sei uno sputacchino; che io abbia due, quattro, dieci sfere a rotearmi intorno, cosa cambia?
MERCURIO Questa domanda che hai fatto è la chiave di tutto.



SOLE - Non capisco.
MERCURIO - Non è che non capisci. E' che non ti interessa.
SOLE - Forse è vero. Tu sai tante cose. Sai anche perché c'è questo brusio?
MERCURIO - Ma allora lo senti.
SOLE - Certo che lo sento.
MERCURIO - Parlami del brusio, Sole.
SOLE (perplesso, ricorda) - ...Ma niente, ero nella nebulosa, cinque o sei miliardi di anni fa - capisci, nascevo. L'idrogeno cominciò a frizzare e scintillare, io fui compresso e generai elio. Fu allora che sentii le prime voci.
MERCURIO - Da dove venivano?
SOLE - Da fuori. (indica) Da lì, per esempio, ne viene una fortissima.
MERCURIO - Alpha Centauri. E' forte perché è vicina.
SOLE (indica) - E da lì una profonda e bassa.
MERCURIO - Upsilon Andromedae. Si confonde con quella del suo pianeta abitabile, che è ancora più bassa della sua.
SOLE (indica) - E da lì una chioccia che ogni volta che la sento vorrei mandarle una fiammata.
MERCURIO - Sirio. Un po' difficile, vista la distanza. E cosa ti dicono?
SOLE - Non lo so, non le ascolto; hanno un tono di rimprovero che non mi piace.
MERCURIO - Addirittura!



Quindi non sai cosa ti vogliono dire i tuoi fratelli e sorelle.
SOLE (perplesso) - Fratelli e sorelle? Ma dove?
MERCURIO - Pensavo l'avessi capito. Come noi pianeti siamo tutti imparentati, così le stelle di tutta la Galassia sono sorelle; e così tutte le Galassie, e i gruppi di Galassie. Noi ruotiamo intorno a te; tu ruoti intorno al centro della Via Lattea: la Via Lattea ruota attorno al centro del Gruppo Locale, che si fa due chiacchiere con la Vergine quando si trovano vicini - a duecentocinquanta milioni di anni luce. E' sempre così, nell'Universo. Se le altre stelle tentano di parlarti da quando sei nato - bé, è naturale che tentino.
SOLE (annoiato) - Oh, che stress.
MERCURIO - Perché?
SOLE (immusonito) - Non mi va di parlare, a me. Tutti vorrebbero che parlassi. Sono qui, da solo, in pace: perché dovrei interagire se non mi va?
MERCURIO - Il fatto è che tu non sei da solo, nell'Universo, Sole. Hai nove fottuti pianeti che dipendono completamente da te, e tu non gli hai mai - mai - mai rivolto la parola. Nessuno di loro è mai stato aiutato ad affrontare la terribile impotenza della vita di ogni pianeta. Sì, tu sei una stella e quindi questa cosa non la subisci più di tanto: ma noi siamo pezzi di roccia incapaci di qualunque movimento, imprigionati nell'orbita. Metà di noi sono impazziti, metà sperano a caso, uno vorrebbe morire e uno ormai è indifferente. Se tu solo gli avessi detto di stare sereni, di accettare, di amare. Ma sei stato zitto per miliardi di anni, Sole. In silenzio, e sordo alle urla sanguinarie di metà Galassia, che ti vede e non capisce.



SOLE  - Ma a me non interessa.
MERCURIO - Lo so. E neppure a me - ormai. Ormai l'eternità è pronta per ricominciare da capo. E non sarà mai più diversa.

[e ripresero le loro antiche orbite.]

Commenti

Anonimo ha detto…
Questa ti è venuta bene!.. Bella!
toppe ha detto…
...Sdeng. Senza speranza.
Comunque sì questa è piaciuta anche a me.
E poi questa diatriba mi ricorda tanto la dialettica interiore di qualcuno...

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