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Visualizzazione dei post da febbraio, 2010

L'acqua, la sera, il buio

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chi sei tu chi sei tu tu sei simile a me no, voi due siete simili quella piccola testa è la mia, quei denti a tagliola sono miei, è mia quell'anca che mi permette di abbassarmi tanto, sono mie quelle unghie disperate, l'occhio che galleggia, barchetta aguzza in un mare di ambra - la polvere, il sangue della giornata mi hanno portato qui - c'è un disco rotondo incandescente che brucia il collo e la coda - la palude è piena di schiamazzi e acque fracassate - e qualche fruscio di uno che entra in acqua io li guardo nascosto sotto il terreno verde ed umido quell'occhio enorme che scivola come un rasoio sul greto del fiume quelle orrende anche che si flettono e si contorcono io non so a cosa pensano io li odio mi sono svegliato in preda al sudore del panico, avevo freddo sentivo un gracchiare acuto, ed erano lì ed io mi sono fatto piccolo, piccolo... che sto tra un filo d'erba e un gambo di pianta, a scrutare senza essere

metabolè

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C'era un fiume, e c'è ancora, che scorre ai piedi di una mezzaluna di montagne, torace di un cuore pianeggiante e freddo. C'era, in questo cuore, un edificio color ocra, stagliato contro il cielo rannuvolato del tardo pomeriggio. Il tempo non ce l'ha concesso: era enorme. La ruggine delle grondaie, la deformità delle pietre sa di qualcosa che è lì da un tempo infinito, troppo grande per poter davvero scomparire. Ai suoi piedi è rimasta una pianura vastissima, sempre piovosa e verde, disseminata di antiche rocce e di solitudini. Forse alcune persone vivono tuttora in quella carcassa di gigante, i cui camini fumano e ruggiscono per mantenerli? O i rumori che sentiamo sono solo le serenità della morte e degli uccelli? Quale impero, crollando, ha lasciato lì gli antenati di questi uomini? Quali balconi di pietra ora sono falciati dall'aria?