Dinosauri d'appartamento - Il bar di Sandra

 

...


Fermo la macchina nell’ingresso di una villetta illuminata. Altre macchine sono parcheggiate qui e nel vigneto dall’altra parte della strada. La villa è piena di gente, dentro e fuori, i camerieri passano con i vassoi. Scendo con Trofonia, tenendomi stretto a lei per farmi forza. Avvicinarsi ad un luogo pieno di luce, gente e rumore non è uno scherzo se sei me.

- Non mi dirai che hai un appuntamento con qualcuno, Giulione.

- No, Trofonia. Semplicemente è un posto dove andavo un tempo. Mi è venuta nostalgia.

- Vabbè, magari conosci qualcuno.

- Magari stai zitta e non mi stressi.

- Guarda che ho gli speroni ora.

- Devi solo provarci.

 


Entriamo dalla porta a vetri, ci fanno accomodare, il cameriere esclama che Trofonia è adorabile e le fa cucci cucci sotto il mento. Trofonia gli risponde con qualche colpetto del muso tipo testatina da gatto, che funziona sempre. Ci fanno accomodare su un divano illuminato da sopra, con spazio abbastanza perché Trofonia si sieda per terra.

- Tè caldo, grazie.

- E per Peggy, qui?

- Non è un dalmata, è un iguanodonte.

Il cameriere mi guarda affranto.

- Basta un po’ d’acqua e un’insalata, risponde Trofonia per me.

E poi:

- Non essere sgarbato, Giulione. Si può sapere qual è il problema?

- Quale problema?

- Sei teso. Aspetti qualcuno?

- Sì. No. Non lo so.

- Santa miseria.

- Ma è tua, questa bellezza?

 

Una donna sui quaranta, magra e bella, si è avvicinata a noi subito dopo che il cameriere si è allontanato. Posa sul tavolino il mio tè, e per terra la ciotola d’acqua e l’insalata per Trofonia. Il locale, manco a dirlo, è il suo.

- Sì, Sandra, è mia. Cioè, no, non è mia, non l’ho comprata né niente, è comparsa un giorno.

- Ho presente, risponde lei sedendosi e sorridendo – anche a mio cugino è successa la stessa cosa. Ultimamente ci sono in giro un sacco di dinosauri profughi. Da quando hanno capito come cambiare epoca.

- Comunque si chiama Trofonia.

- Piacere Trofonia, io sono Sandra.

Mi sorride. Io taccio.


- Tanti, tantissimi anni fa, continua Sandra – Giulio ha fatto tirocinio qui da me. Quando ancora si doveva laureare in triennale. Io, sai, sono un’attrice. Sono anche la proprietaria di questo bar. Un esperimento, diciamo.

- Non lo sapevo, confessa Trofonia.

- Lo immagino, perché tanti e tanti anni fa Giulio, finito il tirocinio, è sparito chissà dove. Non mi ha più risposto né cercato. E una sera me lo ritrovo qui. Strano, eh?

- Se lo conosci, non tanto.

E china la testa sulla sua ciotola di insalata, mentre Sandra torna a guardare me. Il suo sorriso si è allargato in un ghigno. A noi due, sta pensando.


[continua]

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