ἱερὸν Τμῶλον ἀμείψασα θοάζω
Cagne velocicorrenti della follia, sul monte portatemi con voi, sbranatemi, ed ogni pezzo di me sarà calpestato da zoccolo, piede, piuma, e sarà terra con terra, e ne attecchiranno foreste che cadranno, inclinate sul ripido crepaccio della montagna, e cadranno sotto il peso dei millenni, che per me saran giorni, e vivrò il perenne mattino e non saprò più nulla.
Fate rumore, devastate l'orlo del baratro, sfrondate i rami, piegate i tronchi, fate schizzare sangue dalle pietre, spaccate l'involucro della Luna e fate colare quel bianco assordante ad allagare il monte. Non posso essere più chiaro di così. Non posso trattenermi più di così.
Commenti
chissà partorito in quale inquieto e tempestoso stato d'animo
bravo Giulio... bella soprattutto la luna che cola. Hai superato te medesimo..
...merito di chi?!
ooops... pensavo al coro di qualche tragedia greca... scusa e complimenti!!
Per carità, io supero lo strazio e non voglio fasciarmi la testa prima di essermela rotta. Pero' in un momento di tristezza come quello di ieri,rivendicando il diritto che pure io ho di lamentarmi e non essere felice e contenta ogni tanto, mi sono sfogata...