ἱερὸν Τμῶλον ἀμείψασα θοάζω



Cagne velocicorrenti della follia, sul monte portatemi con voi, sbranatemi, ed ogni pezzo di me sarà calpestato da zoccolo, piede, piuma, e sarà terra con terra, e ne attecchiranno foreste che cadranno, inclinate sul ripido crepaccio della montagna, e cadranno sotto il peso dei millenni, che per me saran giorni, e vivrò il perenne mattino e non saprò più nulla.


Fate rumore, devastate l'orlo del baratro, sfrondate i rami, piegate i tronchi, fate schizzare sangue dalle pietre, spaccate l'involucro della Luna e fate colare quel bianco assordante ad allagare il monte. Non posso essere più chiaro di così. Non posso trattenermi più di così.

Commenti

Anonimo ha detto…
...che cos'è?
Anonimo ha detto…
uno sfogo??!
chissà partorito in quale inquieto e tempestoso stato d'animo

bravo Giulio... bella soprattutto la luna che cola. Hai superato te medesimo..

...merito di chi?!
Anonimo ha detto…
In effetti è potente.
Anonimo ha detto…
è tuo??
ooops... pensavo al coro di qualche tragedia greca... scusa e complimenti!!
Anonimo ha detto…
cagne velocicorrenti della Follia mi ricorda Euripide... Baccanti... lo Iovine usa addirittura formule tragiche....
Anonimo ha detto…
...ma allora non sono l'unica che ha pensato alle baccanti!!!
LaPeppApolide ha detto…
Giulione! Riguardo il tuo (sempre apprezzato) commento:
Per carità, io supero lo strazio e non voglio fasciarmi la testa prima di essermela rotta. Pero' in un momento di tristezza come quello di ieri,rivendicando il diritto che pure io ho di lamentarmi e non essere felice e contenta ogni tanto, mi sono sfogata...

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