Elegia della tenacia

[da qualche parte, a duecentoventi milioni di chilometri da Sole. Uno dei due satelliti di Marte deborda dalla sua orbita]

MARTE (ansioso) - Allora? Vedi qualcosa?
DEIMOS (secco) - No.
MARTE - Proprio nulla?
DEIMOS - No.
MARTE - Ma ti sei sporto per bene?
DEIMOS - Sono all'afelio rispetto a voi. Più in là di così esco dall'orbita.
MARTE (rimugina) - Senti. Vedi mica delle luci colorate simili a...
DEIMOS - Troppo tardi. La gravità mi richiama. Torno da voi.
MARTE - Oh, maledizione.
PHOBOS (emergendo dal lato opposto) - Abbiate pazienza, signore Marte. In fondo nessuno ci corre dietro.


DEIMOS (irritato) - Si può sapere il perché di tutta questa pagliacciata?
PHOBOS (imbarazzato) - Deimos! Ma un po' di educazione.
DEIMOS (petulante) Non siamo mica quegli imbecilli dei satelliti di Giove. Il signor nostro, qui, non va assecondato in ogni sua scempiaggine.
MARTE (irato) - Senti un po', roccia insolente. Se il qui presente signor tuo ti fa fare un po' di osservazione remota, è anche per il tuo bene. Ma guai mai che tu veda oltre il tuo naso di ferro e ghiaccio!
DEIMOS - Va bene. Parliamone. Perché ogni volta che sono all'afelio mi fai rallentare e sporgere verso la Terra, col rischio di farmi scivolare via dall'orbita e precipitare per sempre? Se hai qualcosa da chiedere alla Terra, non pensi che potresti chiederglielo direttamente?
MARTE (imbarazzatissimo) - Ma... io... in questo sistema non si usa parlare con i propri simili. Non mi risponderebbe mai.
PHOBOS - Gli altri, probabilmente. Ma la Terra è un pianeta gentile.
MARTE - Sì, bé, in fondo non parlarsi aiuta. Figuriamoci, io dividere tutte le mie paranoie con questo condominio di isterici. Mi vergognerei.
DEIMOS - Povero sistema di muti. Ma sarà anche colpa vostra, che...
PHOBOS - Comunque, Deimos, per rispondere alla tua domanda: il signor nostro vuole farsi colonizzare.
DEIMOS - Cosa?
MARTE - Ormai sono quarant'anni che dalla Terra vengono piccole navi a fotografarmi; qualche anno fa una nave è scesa sulla superficie e ne è uscito un robottino con le ruote, una cosa adorabile. Non ne ho parlato con la Terra, ma sono quasi sicuro che i suoi abitanti vogliano trasferirsi qui.
DEIMOS - E come faranno a renderti abitabile? Sei un pezzo di ferro gelato.
MARTE - Una volta qui, mi spareranno anidride carbonica nell'atmosfera, per scaldarmi. Così mi si scioglieranno i ghiacci, e avrò fiumi. Poi distribuiranno piante che creino l'ossigeno.
DEIMOS (sbalordito) - Fiumi!
MARTE - Tu ancora non c'eri, ma io avevo fiumi, caro mio. Avevo fiumi, piccoli oceani, e strane creature simili a meduse che galleggiavano e si fissavano tra di loro, e piante che si godevano il sole a pelo d'acqua. Poi il freddo ha vinto. Ma su di me c'era la vita! E io la rivoglio! Posso riaverla indietro, e la rivoglio!



PHOBOS Voi sapete, però, signor nostro, che non è certo che questo riesca.
MARTE - Lo so bene. Ma niente mi vieta di sperarci. Non posso fare nulla perché avvenga - sono un pianeta, in genere sono altre forze che fanno qualcosa di me; ma posso sperarci.
PHOBOS - Questo, sì.
DEIMOS Il guaio con voi mondi tellurici è che sbavate per la 'vita'. Ma che ve ne frega, dico io. Ospitare la vita è una cosa rarissima - e soprattutto non dipende da voi. Perché perdere tempo a volere una cosa rarissima e che, se succedesse, non sapete nemmeno se vi piacerebbe?
MARTE Voi lo sapete che non siamo un sistema normale, che non ci parliamo mai. Io sono così piccolo, ma strillo forte: eppure nessuno mi ha mai voluto sentire. Giove non fa che darmi ordini, e mi fa così tanto arrabbiare che non gli rispondo; gli altri pianeti sono strani e la Terra... io mi vergogno di rivolgere la parola alla Terra. E' troppo umiliante il confronto. Così mi è passata la voglia di strillare, e ora non rivolgo più la parola a nessuno. Ma questo non va bene - almeno, credo che non vada bene. Insomma, ormai mi sono rassegnato al fatto di essere mosso da altri; mi sono rassegnato al fatto che nessuno mi parla e io ho paura di parlare con chicchessia; ma ora che so che c'è chi vuole colonizzarmi, diamine: sono contento!
PHOBOS - E pensate che non sarete più solo, una volta pieno di umani?
MARTE (ardente) - Si! Sentirò le loro parole. Mi abituerò ad averli sul mio suolo. Così avrò meno paura, meno disillusione... riproverò a parlare con i miei fratelli, forse li convincerò a rispondermi - sarò meno solo...



PHOBOS  Non avrete più paura.
MARTE - Sì! Sbagli, Deimos, a dire che noi mondi tellurici deliriamo per la 'vita'. E' che siamo fatti per ospitarla, e quando non succede un po' di delusione ti resta. Un gigante gassoso è diverso, non la potrà mai generare, essa è fuori dalle sue prospettive, e non ne soffre. Ma io ho sempre trovato così bella la Terra - io, grande la sua metà. Le ho sempre invidiato la vita. La vita porta coraggio e sicurezza. Io non li ho di mio. Forse verranno a me con la vita.
DEIMOS - Potrebbe non succedere.
MARTE - Ma potrebbe succedere?
DEIMOS - Potrebbe, si.
MARTE - E allora succeda quel che succeda. Io lo accetto.
DEIMOS - E' un rischio.
MARTE - Voglio rischiare.
DEIMOS - Siete sempre stato in silenzio come tutti, per quanto arrabbiato. Avete bisogno di un po' di verde, per riprendere a parlare?
MARTE (feroce) - Voglio gridare! Voglio avere sulla mia schiena montagne innevate, e pianori gonfi di abeti, e il sole che scioglie la brina... l'aurora boreale che incendia l'orlo della foresta... avrò un clima comunque un po' freddo, ma chi se ne importa... la vita... io voglio vivere...

[entra lentamente nella sua notte, e la voce si smorza]



DEIMOS - L'unica cosa che dovreste volere è accettare di non poter determinare il vostro destino!
MARTE (sprofonda nel sonno) - L'ho accettato... tanti milioni di anni fa... soltanto, ora desidero... desiderare non coinvolge la realtà... è solo un aiuto che mi dò... per essere felice...
DEIMOS - Accettare la vostra condizione dovrebbe indurvi a smetterla di desiderare, signore Marte. Così rischiate di soffrire, e...
PHOBOS (trattenendolo) - Deimos! Lascialo fare.
DEIMOS - Perché? Che sta facendo?
PHOBOS - Ora sogna.
DEIMOS - Cosa fa?



[e ripresero, tenacemente, le loro orbite.]

Commenti

giulione devi troppo mettere il widget per gli ultimi commenti, e anche bene in vista. sennò ostacoli lo scambio di idee (che pesata, questa).
e già che ci siamo: hai visto fascisti su marte? no? che campi a fare allora?

uselat, s.m., recipiente in materiale riciclabile e lavabile ideato come contenitore del latte, riempito a domicilio dal lattaio ogni mattina sull'ingresso di casa, tipo "latte alla spina". lo u. fa parte di una serie di iniziative dei gaslc, volte alla semplificazione nella distribuzione e nell'apprezzamento del latte di cammella (gruppi di acquisto solidale di latte di cammella).

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