Elegia della vanità

[da qualche parte, a un miliardo e mezzo di chilometri dal Sole. Sessanta lune che arrancano, e Titano, alto sul polo settentrionale di Saturno, che li osserva orbitando con flemma]

TUTTI (saltellando nel vuoto) - E uno - e due - e tre.
ATLAS (fa una piroetta) - Orbitaaaa!
TUTTI (idem) - E quattro - e cinque - e sei.
MIMANTE (idem) - Orbitaaaaa!
ENCELADO (instabile) - Non mantengo.
DIONE Colpa di quell'asteroide di passaggio.
PANDORA - Si, però non venirmi addosso.
ENCELADO - Non dipende da me.
PANDORA (timida) - Scusa, è vero.
DIONE - Eccolo che ritorna. Non starà mica per entrare in orbita pure lui? Qua siamo belli pigiati.
REA - Gli si può dir qualcosa?
DIONE - Servirebbe?
EPIMETEO (rullando sull'anello) - Di grazia, signore: spostate un po' l'anello, sennò mi scartavetra tutta la superficie.

[silenzio.]

Signore?
PAN - Non parla.
PANDORA (rapita) - Fa paura, lassù, in ombra. Sembra un gigante che ci venga addosso.
DIONE (idem) - O un tortuoso pensiero.



TITANO (con energia) - Silenzio, laggiù. Proseguite la coreografia senza interrompervi ogni due rotazioni. Encelado si adatti all'asteroide e si sforzi di mantenere. Pandora eviti le similitudini colorite. Epimeteo non si chieda cosa l'anello può fare per lui, ma cosa lui può fare per l'anello, dato che insieme ad Atlas e Prometeo è un satellite pastore, e si suppone che siano loro a tenere a piombo la linea del pulviscolo.



EPIMETEO (seccato) - Senti, Titano...
TITANO (gelido) - Il voi.
EPIMETEO (irritatissimo) - Sentite, Titano: siamo sessanta satelliti e un anello che è il più spesso del sistema solare. Con tutto il rispetto, non si può tenere a piombo l'anello secondo le precise volontà del signore Saturno, e contemporaneamente orbitare secondo una complicatissima coreografia che regolarmente altera gli equilibri gravitazionali di tutto il nostro sistema. Basterebbe scambiare quattro chiacchiere con un qualche altro pianeta con molti satelliti e un anello, per capire che è insano.
TITANO (calmo) - Il discorso è ozioso: il signore Saturno non ama parlare, né con gli altri inquilini del sistema, né con chicchessia. Non se ne vedrebbe nemmeno l'utilità, del resto.
PANDORA (isterica) - Titano, per la miseria...
TITANO (tronca la conversazione) - La gravità mi porta sul lato opposto. State entrando nel lato notturno. La conversazione finisce qui.

[Titano scivola verso la luce e guarda Saturno.]

Tutto bene, signore? 
SATURNO (concentrato) - Mi sto inclinando.
TITANO - Vi vedo.
SATURNO - Come ti sembra l'effetto?
TITANO - Così è troppo. Meglio un po' meno, forse?...
SATURNO (mestamente) - La gravità non me lo permette.
TITANO - Mi dispiace, signore.



SATURNO (triste) - Non sarò mai come vorrei.
TITANO - Felice?
SATURNO - Bello.
TITANO - Oh.
SATURNO - Sai, ho scoperto che quando parlano, i pianeti emettono piccole onde, e queste possono destabilizzare la loro inclinazioni.
TITANO - Di pochi micron.
SATURNO - E' abbastanza.
TITANO - E così ve ne state in silenzio.
SATURNO Che importa? Nessuno si parla, nessuno ne ha voglia. Ma io so che tutti guardano. E io non voglio fare brutta figura. Oggi ero proprio davanti a Urano, nel moto orbitale, e sono sicuro che mi ha guardato, per un attimo. Sarebbe stato tutto perfetto. M'avrebbe visto, e avrebbe finalmente provato rispetto per me. Ma poi è andato tutto in malora, un satellite ha oscillato e ha rovinato l'effetto.
TITANO - Quando sarete di nuovo in vista con lui?
SATURNO - A metà della prossima rivoluzione.
TITANO - Come dire domani.
SATURNO - Appunto. Non posso perdere neanche un secondo.

[pausa]

Trovo che tu abbia un bel colore, oggi. Il vermiglione ti dona.
TITANO (con orgoglio) - E' il vapor d'acqua che ho nell'atmosfera, signore. Riflette le increspature dei miei oceani. Non c'è niente come il metano per darmi questo colore.
SATURNO - Oceani. E i tuoi continenti?
TITANO - Li sto mettendo in ordine, con pazienza. Sono irrequieti. La coltre di nubi impedisce a chiunque di vederli, così posso lavorare con calma.
SATURNO - In vista di cosa?
TITANO - Credo che mi colonizzeranno.


SATURNO - Davvero?
TITANO - O quanto meno, ci proveranno. Dubito che sarà possibile, e in fondo neanche li vorrei, a camminarmi sopra. Mi sporcano il ghiaccio. Tuttavia, prima o poi atterreranno su di me, e allora voglio che lo spettacolo sia perfetto. Un mare di etano in tempesta, e una collina rossa proprio davanti; il sole, una piccola stella, là in alto nel cielo, e voi che con l'anello occupate metà del vermiglio atmosferico.
SATURNO (soffuso) - Che bello sarai.



(mesto) A volte ho l'impressione che solo tu mi capisca. Come farò, quando avrai gli umani sul groppone?
TITANO (calmo) - Non resteranno a lungo, signore. Sperano che su di me ci sia vita. Quando capiranno che non c'è, né ci può essere, se ne andranno delusi.
SATURNO (seccato) - La vita. Con tutto il chiasso che farebbe.
TITANO - Intendiamoci: magari i colori si intonerebbero.
SATURNO (allarmato) - E' un bel rischio.
TITANO - Si.

[e ripresero le loro orbite altamente decorative.]

Commenti

Martynaso ha detto…
giulioneeeee sono geniali!!! ANCORA *__*
Anonimo ha detto…
Davvero bel racconto, credevo fosse tratto da un libro.. Complimenti! Daniele Bianchino.

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