Post

L'isola

Immagine
Mise la testolina fuori dalla cerchia di radici aeree all'interno delle quali, sopra un po' di foglie secche schiacciate, dormiva la notte. L'isoletta su cui s'era sistemato, al centro del fiume, era tagliata in due da un canale di acqua dolce che lo serviva due volte al giorno, tre nella stagione secca. La creaturina si alzò più che poteva e il disco d'ambra umida sparì e ricomparì dietro la palpebra. Qualche grosso animale se ne stava sull'altra riva del fiume per bere; le araucarie e gli equiseti dell'isola nascondevano la creaturina quel tanto che bastava per fissare il grosso animale senza essere notata a sua volta.  Spirava una brezza odorosa di semi. Una bruma nuvolosa dorava il cielo e lo ingrigiva all'orizzonte. Se avesse saputo cosa voleva dire, avrebbe capito che stava per piovere. Ma non aveva mai visto la pioggia. Perché era nato in un deserto. Per abbandonarlo gli c'era voluto uno snello predatore urlante che tentava di adde...

Strani, nuovi mondi

Immagine
Ho perduto il mio senno; non so dove, nè come; qualcuno me l'ha sottratto, o forse per distrazione l'ho lasciato là dove poi non l'ho più ritrovato. Senza di lui ogni progetto va in pezzi, ed ogni piacere lo sento come un un accecamento. Devo ritrovarlo, anche a costo di andare troppo veloce e troppo lontano verso luoghi che non conosco. Giù, così, a precipizio, galassia dopo galassia, ammasso dopo ammasso, come una lama a lacerare quel vuoto che ama e circonda e informa di sè tutta la materia. Più veloce, più veloce, tremendamente più veloce di così. Non ho il senno, non posso controllare neppure dove vado e come ci vado, posso solo definire, con l'energia della disperazione, dove sto andando a cercare il mio senno perduto. Non ero mai stato così lontano... eppure già non vorrei ritornare. Perché sono a casa dove conosco tutto, o dove non c'è nulla . E inoltrandomi in una nube vagante, trovo questo. Non so come si chiami, nè dove sia. E...

Rex

[ sera, camera mia. Io giocherello col mio Mac, L. sul bordo del letto gnola ] L. -  (gna gna)  ...Giuuulioooo.... GIULIO - ...Eeh. L. -  (sbuffa)  Uff. GIULIO - Cosa. L. - ...mi consideri? GIULIO - No. Sto provando se riesco a installare questo. L. -  (gna gna) Non trovo un calzino. GIULIO -  (occhi al cielo) Come, non trovi un calzino...? L. - Sì! Ho un calzino in mano e l'altro non lo trovo! (sventola il calzino davanti a me. L'altro calzino, ovviamente, è dietro il suo piede, ma lei da dov'è seduta non lo riesce a vedere. Mi avvicino per dimostrarle che è scema, virilmente recuperandole il calzino) GIULIO - See. Dove mai sarà 'sto calz... L. -  (premendomi sul naso il calzino superstite) Tu hai un naso enorme! Trova il mio calzino col fiuto! CERCA , R EX ! E trovami il calzino perduto! GIULIO -  (raccogliendo il calzino nascosto e dandoglielo)  ...E' qui, demente. Bastava guardarsi intorno. L. -  ...

Infanzia

Immagine
...e quando ti sarai stancato di ruzzolare giù per la collina con gli altri, non ti rimarrà, impolverato, che arrancare goffamente nel lago di casa. I fianchi dei tuoi familiari sono pareti di pelle, e in mezzo a loro tu sguazzi senza toccare il fondo. Ti ritiri in un angolo all'ombra; una magnolia si allarga sulla tua cresta, e con le quattro zampe ti ritrovi a pagaiare piano piano per seguire i vecchi, che sanno dove tuffare la testa e tirarla su con un boccone. La notte vi sorprenderà nell'acqua, alla larga dai predatori. Tornerete a dormire sulla riva e la magnolia vi coprirà di fiori notturni, svolazzanti. Ma tua madre, mentre rompevi il guscio dell'uovo, con tuo padre e tua zia stava dritta sulle quattro zampe, alta come una montagna sul nido, a scrutare le altre colline in lontananza, in cerca di un rumore, d'un guizzo che li mettesse in allarme. Indifferente, quel mondo attraversava gli spazi - con minime variazioni impercettibili.
Com'è luminosa camera mia, quando torno a casa col buio.

Ronf

Immagine
Dimenticavo che apparentemente i filosofi adorano svegliarsi alle 7 del mattino. Io, no.

Gòmbola

Immagine
In mezzo alla foresta, risalendo la collina, ho dato il braccio a Paola, che non vede dalla nascita. Era dal suo seminario su Kant che tentavo di parlarle. Non semplicemente conversare... desideravo la sua confidenza. Volevo sentirla parlare - ecco. Mi ha parlato di tante cose, della sua bambina, dei suoi studi, di sè. Io le reggevo il braccio e c'insudiciavamo di sudore a vicenda, ma non me ne accorgevo. Il fiato a un certo punto è mancato, ma neanche tanto a lungo. E poi, sul terreno piano, era praticamente lei che mi trainava - essendo, nella vita e nella filosofia, un trattore. Durante il weekend a Gòmbola ho imparato come Aristotele dimostri che il valore di verità degli enunciati singolari contingenti al futuro non sia determinabile / decidibile come negli altri enunciati contingenti e non; ho scoperto la differenza tra vino amabile e vino secco e il professor Cavini ha concordato con me che sul riso al burro ci vuole il pepe. Ho cantato un paio di duetti con Paola, risc...