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Visualizzazione dei post da 2008

ἱερὸν Τμῶλον ἀμείψασα θοάζω

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Cagne velocicorrenti della follia, sul monte portatemi con voi, sbranatemi , ed ogni pezzo di me sarà calpestato da zoccolo, piede, piuma, e sarà terra con terra, e ne attecchiranno foreste che cadranno, inclinate sul ripido crepaccio della montagna, e cadranno sotto il peso dei millenni, che per me saran giorni, e vivrò il perenne mattino e non saprò più nulla. Fate rumore, devastate l'orlo del baratro, sfrondate i rami, piegate i tronchi, fate schizzare sangue dalle pietre, spaccate l'involucro della Luna e fate colare quel bianco assordante ad allagare il monte. Non posso essere più chiaro di così. Non posso trattenermi più di così.

La palude

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E morire così, roteando la piccola tozza testa, con il corno che, adulto, avrebbe potuto fare a pezzi il ventre del suo assassino, e invece è costretto a rimanere un osso informe. Morire con le ossa fracassate da una bocca che è una tenaglia, e se ne stava, striata di vermiglio, nascosta tra i fiori bianchi sulla riva, e aveva dietro muscoli, che nel vederti sono scattati come cavi d'acciaio. Oppure no: forse, in fondo, riuscirci. E spiccare il balzo più generoso che ti concedono le tue quattro zampe, e tuffarsi nella palude di casa, dove sguazzano beati zii, zie, fratelli e sorelle - i tuoi parenti, cui basta scuotere svogliatamente il collare osseo fitto di corna più lunghe di te per dissuadere la bocca assassina che ti ha scovato mentre passeggiavi sulla riva. E nuotare goffamente verso un tuo simile, mentre il carnosauro ti guarda ruggendo. Osservarlo, mentre si rintana nuovamente nella foresta, ed aspetta, come fa da tutta una vita, che qualcuno sbagli .

Tender is the night

Stanotte non mi sono addormentato facilmente. Qualcosa non era a posto. La tesi non era cominciata. La bravura di scrittore non era stata raggiunta. I rapporti umani non erano stati coltivati con sufficiente efficienza. Le venti pagine di libro al giorno non erano state lette del tutto. Le cinque di Informatica non erano state memorizzate bene. Altre cose non erano state fatte. Altre dovevano essere fatte dopo una calda, sterminata notte di sete, e non avevo voglia di farle. Non ricordavo esattamente cosa dovevo fare, ma c'era qualcosa che dovevo sicuramente fare. C'era con me, sdraiato sotto le coperte, una specie di occhio gelato; la sua cornea bianca non mi lasciava il conforto del buio. Oppure era una statua senza occhi, una donna bianca dalle orbite dipinte di rosso, che mi pesava dritta sul petto, ma non parlava e mi fissava.  C'era con me un errore, uno sbaglio - una colpa. Ha sempre dormito con me.

Sue

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...non serbarmi rancore . E' inutile.  Come se non ti sentissi ansimare di rabbia, da qui, dove ti osservo senza che tu mi veda. Ma non puoi farci niente, puoi solo tentare di arrancare in salvo, con una lentezza insopportabile, mentre cerchi disperatamente di tenere il passo del branco, che si sta rapidamente allontanando verso il fiume.  In mezzo alla foresta non avrei saputo colpirti bene, siamo tutti e due molto grossi e non avrei spazio di manovra. Ho scelto apposta questa piana sassosa, per assestarti il mio morso. Ecco che cadi. Ti rialzi - per l'ultima volta. Quando cadrai di nuovo, sarò sopra di te. Il femore luccica, lì sotto quel mantello di sangue. Ormai gli altri sono lontani, il sole schianta, tu sei stremato; ma potresti ancora farmi qualche scherzetto. Sai che ci sono, ma non sai dove.  Nella tua piccola mente di erbivoro non c'è spazio per tutte le incasinatissime trappole che ti ordisco contro da giorni e giorni, da quando mi sono accorta

Sogni

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Qualche notte fa - o ero bambino? Ho sognato di essere qui. Davano una qualche opera di quelle che piacciono a me, coi protagonisti che battibeccano e i pennacchi ondeggianti, e lo spadino di latta che trilla alla cintola degli eroi. Ma il recitativo era lontano, e io mi sono preso il gusto di correre per le volte infinite. C'era un cielo così azzurro, là sopra le arcate di marmo bianco. O erano note? Una ouverture tuonava in un salone, e io sono fuggito nell'angolo opposto. Ho cercato di alzarmi in volo. Nei sogni mi succede spesso; è come nuotare. Se uno trattiene il respiro, e non si muove, e non fa peso, viene tirato verso l'alto, e vola. Ma se fa troppi movimenti inconsulti declina verso terra, come se affondasse. Ho cercato di volare, ho galleggiato tra un picco e l'altro delle colonne, tra un balcone e l'altro. Sono atterrato sulla vetta di un frontone bianco, e vedevo un porticato infinito, e dall'altra parte del muro i rampicanti, l'edera, il

Lontano

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E questo coso che gira per la foresta, scavalcando i tronchi caduti a terra, nel velo di verde umidità. La sua coscienza è perduta chissà dove. Il sentiero l'ha scavato sua madre, i suoi fratelli più grandi si nascondevano nelle fosse. La polla d'acqua lampeggia dietro il recinto di felci, e lui cammina senza pensieri, e sente la coda che oscilla tra gli sprazzi di luce. Il sangue, che pulsa nelle vene della vela, torna più caldo ai fianchi tesi nello sforzo di camminare. Le mascelle semiaperte respirano e respirano. Il suo mondo, un'azzurra sfera - l'atmosfera solcata da nuvole e vortici, le lucenti navi del cielo. Non fu mai immaginata; è in un luogo che non è luogo, e noi non la  vedremo  mai.

Urgenze

CATERINA - Giulione, com'era pure il mito di Io? GIULIO - ...Aspetta che guardo Erodoto. MARIA - Giulione, quando è nato Alcmane? GIULIO - ...Aspetta che guardo Erodoto. RICCARDO - Giulio, Gallieno era uno degli imperatori illirici? GIULIO - ...Aspetta che guardo Erodoto. CATERINA - Giulione, il muro di Berlino quando è caduto? GIULIO - ...Aspetta che guardo Erodoto. Chi mi ha spinto a inventarmi qualsiasi scusa pur di leggere quei benedetti nove libri in quel fluente, fluviale, suadente dialetto ionico? Perchè di sera, quando piove e nulla sembra incombere, sprofondo nella campagna di Dario contro gli Sciti - ovvero Tutto Quello Che Non Devi Fare Se Vuoi Fare Guerra E Non Solo Scena? Cosa penso di trovarci di nuovo ogni volta che lo riapro? Eh... però, pensandoci. Candaule, re di Lidia, insiste perchè il suo soldato Gige veda sua moglie nuda. Ci riesce, ma lei se ne accorge e medita vendetta contro il marito - perchè per le donne di Lidia la cosa più disonorevole è f

L'uomo dell'ascensore

entro nell'ascensore al piano terra di via Zamboni 32. Sono carico come un mulo - una borsa a tracolla piena e uno zaino stipato. La schiena mi odia. Mi seguono tre ragazze bellocce, spavalde. LA PRIMA - Io vado al terzo piano. LA SECONDA (riferendosi all'amica)  - Bene! Noi andiamo al primo. e preme il pulsante del primo piano, Dipartimento di Italianistica LA TERZA - Cosa dici? Anche noi andiamo al terzo. LA SECONDA - ...Come. LA TERZA - Essì. LA SECONDA - Ma avevo capito che... LA TERZA - Eh, però no. risatine. L'ascensore si apre lentamente al primo piano Pazienza. Passeremo a salutare Italianistica. GIULIO (emergendo improvvisamente)  - Ciao Italianistica!... Ciaaao. risate. Evidentemente non avevano capito che le ascoltavo Che c'è? Si sentirà sola se la snobbiamo. Vabbè che ha duecentomila studenti, però... LA PRIMA - Massì, dai, è sempre bene fare un saluto. l'ascensore arriva al terzo piano: Dipartimento di F

Un perchè

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Forse è il caso che spieghi il perchè di questo titolo così pomposamente oscuro. Il Monte Analogo è, come tanti luoghi inventati, un luogo dello spirito più reale che mai. Nel 1944 uno scrittore francese, Renè Daumal, s'inventò questa storia, Le Mont Analogue - il cui preludio potete leggere nella colonna di sinistra - dopo aver studiato per anni le filosofie e le mitologie indiane. Per carità, nè è uscito qualcosa di tutt'altro che dottrinale. Ebbene, un giornalista incline a studi filosofici pubblica un articolo su un mistico monte che unirebbe il cielo e la terra, il Monte Analogo . Sulla sua cima abiterebbero creature superiori che avrebbero la risposta a tutte le domande; lassù troveremmo il luogo dove ciascuno è come è. Una monodìa scatenata su cosa c'è in vetta al Monte la trovate all'inizio del blog, sotto il titolo. Dunque, un bel giorno il nostro protagonista (che si chiama Theodore) riceve una lettera da parte di un tale padre Pi

Cominciamo a salire...

Bene, eccoci qua. Se sapessi usare blogspot, questo sarebbe un blog presentabile. E invece manca tutto, i colori non mi soddisfano - e mai che ne azzecchi una coppia - le foto non mi entrano nella cornice e di conseguenza ho in archivio sul desktop una decina di immagini di montagne che dovrò piazzare da qualche parte - m a inconvenienti a parte, è con grande emozione che vi do il benvenuto... ...nel mio BLOG. E' sera tarda, dovrei studiare, probabilmente dovrei dormire. Ma d'altro canto erano mesi che avevo voglia di venire qui e intrufolarmi in questo regno di cavi e pulsanti e lucine intermittenti, nel quale mi muovo come una megattera obesa. Dunque... ...ecco a voi... ...il MONTE ANALOGO. Che vi offre una serena finestra su qualsiasi cosa mi passi per la testa e possa però uscire al di fuori del mio angusto orizzonte vitale. Oltre a darvi i rudimenti di Metafisica dell'Alpinismo. Alla prossima, dunque.